Tito Gobbi

Maggio 2005 - “E' come una frustata” il Rigoletto di Gobbi

“E’ mio dovere trasferire alle giovani generazioni quello che ho avuto la grande fortuna di apprendere in quarant’anni di carriera. Non penso che il tesoro di esperienze che ho accumulato debba sparire con me”. Tito Gobbi (1913-1984) è stato un grande e completo cantante, nella voce e nel corpo scenico. Amava insegnare e ora, in occasione dei vent’anni dalla sua scoparsa, il paziente lavoro dell’Associazione che porta il suo nome ed è animata dalla figlia Cecilia, ha riportato all’ascolto e alla lettura i corsi tenuti dal maestro tra il 1973 e il ’78 a Villa Schifanoia, quasi nascosta in una delle meravigliose stradine che da Firenze tirano su verso Fiesole.

La prima uscita di quella che vuol diventare una serie è dedicata a Rigoletto: il ruolo del buffone è stato uno degli assi nella manica di Gobbi, che l’ha interpretato e registrato in edizioni mirabili (quella del 1955 alla Scala, con la Callas e Di Stefano, diretti da Tullio Serafin è pubblicata dalla EMI) e ne è stato protagonista anche in diversi film, il primo diretto nel 1946 da Carmine Gallone.

Sorridente e implacabile, generoso anche con i meno promettenti, Gobbi, che spesso si esprime in un chiarissimo inglese, allievo dopo allievo (tra loro, il tenore svedese Gösta Winbergh, allora trentenne), fa nascere l’interpretazione, che è un insieme formato da tecnica, stile, emozione, adesione ai diversi ruoli. Quando deve spiegare, proprio a Winbergh, il senso della risata del Duca di Mantova mentre canta “Questo o quella per me pari sono”, così la racconta: “E’ come una frustata che frusta tutto il mondo. Non gli importa di nulla … Che m’importa? Io voglio il mio piacere! E’ una risata molto particolare …”; poi chiede al pianista di accennargli la musica e ride lui, pieno, beffardo, spavaldo. Ironico, come quando finge vera passione per Gilda, una “ragazza uscita da una famiglia non tanto perbene”. E sei i giovani Rigoletto esagerano nel caratterizzare la parte, soprattutto alla fine dell’opera, pronto scatta il rimprovero: “Troppa energia … Sei come una povera cosa, uno spirito, un’anima umana schiacciata dai disastri della vita, dalla disgrazia, cammini solo perche devi”. Esemplare.

Tre compact-disc, un libro che raccoglie, anche in italiano, tutti i dialoghi con i pupilli, un ricco racconto fotografico: la lezione del maestro è ancora vivissima, utile.

(La Stampa, 7 maggio 2005 – Sandro Cappelletto)

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